Scritto da: Matthew Starwood
Se oggi mi chiedi come sto, senza dubbio ti rispondo: “Sto alla grande, ma ho da fare!"
Se poni la stessa domanda alla maggior parte delle persone, sono sicuro che ti risponderanno allo stesso modo.
Già, siamo tutti così sempre maledettamente “impegnati"... In realtà, se si chiede a qualcuno come sta e non risponde con “sono impegnato o c’ho da fare" iniziamo a guardarlo in modo strano.
"Bloccati" come siamo nella credenza che chi più s’impegna più successo ha, nonostante si sia tutti così impegnati, riusciamo comunque a utilizzare qualunque rimasuglio di energia che possa esserci avanzato (dal nostro essere impegnati) per competere con gli altri al gioco del “chi e’ più impegnato?” (Si lo so sembra scritto da Master Yoda, Ma resistete e andate avanti).
In tutto questo l’etimologia della lingua inglese certo non ci viene incontro dato che la radice della parola “affari”: “busi-ness” deriva dalla parola busy-ness come se chi s’impegna lo fà per affari e chi più lo fà più successo ha.
Non potremmo essere più in errore! Poveri “cricetini” sempre più affannati a correre dentro la ruzzola in una gabbia che si fà sempre più piccola tutti i giorni che passano.
L’essere "impegnatissimo" è una malattia della quale non ci si rende conto di soffrire. Non so se questo ti possa consolare ma non sei da solo. Comunque è bene tu sappia che una soluzione per gestire l’essere ” cronicamente impegnato” c'è: si chiama “Essere Nulla”.
Mi ci è voluto molto tempo prima di capirlo e poi di abituarmi ad entrare in punta di piedi nell' "Essere Nulla".
«Cioè? Cosa Vuoi dire con Essere Nulla? Non Fare NULLA?"
Ma sei folle? E' davvero possibile non poter fare nulla quando invece c’è così tanto che si potrebbe fare??
ALT! Prendiamoci un attimo per riflettere.
Sono cresciuto con la mentalità di fare di tutto proprio per evitare di percepire il nulla, o di non fare niente e quindi di essere nulla. Essere impegnati è sinonimo di successo giusto? Se mi impegno e faccio meno di te "sono meno di te"; se non sono impegnato sono un fallito e quindi non ho altra scelta se non quella di creare o fare costantemente qualcosa: per me stesso, scalare la società, o fare tre lavori per sentirmi “soddisfatto” o in pace con me stesso.
Rallentare significa calmarmi, ed essere da solo e calmo significa non avere dover precipitarsi per allontanarsi (distrarsi) dalle proprie pene o dalle proprie ferite. Devo essere impegnato, non c’è nulla da fare! E potresti perfino pensare di non avere scelta! Ma… invece una scelta ce l’hai. E sinceramente, se potessi renderti conto della situazione in cui ti trovi e facessi qualcosa per risolverla potresti raggiungere un successo più REALE, più vero.
Sì, ho imparato che essere occupato può significare avere successo e anche tanto; ma che può anche equivalere ad un esaurimento, collassi, distrazioni, sofferenza, stress auto inflitto, e molti problemi di salute.
L’impegno e l’infinita sofferenza del “non avere tempo” e ri-prioritizzare può equivalere a non avere più niente per te stesso. Se sei vuoto, come potresti essere utile a qualcun’altro/a o a fare qualcos'altro? Questo è esattamente come l’essere impegnato lacera le nostre relazioni. Coppie impegnate e persone occupate spesso si rispecchiano l'uno nell’altro/a fino al punto di allontanarsi l’uno dall’altro/a. Non rendendo più la loro unione una priorità: “Non ho tempo, perché ho da fare.” Quante volte abbiamo detto questo ai nostri figli con la “scusa” di aver da fare qualcosa di più importante? O alla nostra/o partner? E cosa ci aspettiamo che loro vedano o facciano poi?
Al fine di evolverci (crescere) davvero nella miglior versione possibile di noi stessi, dobbiamo riuscire a ritagliare piccoli spazi di “NULLA” dalla nostra “programmatissima” routine giornaliera. Si tratta di gestire il delicato equilibrio di dire "NO" a certe cose, in modo da poter dire "SI" a se stessi. Non sto parlando di diventare egoisti, perché forse egoisti lo siamo già nel continuare a credere che avere da fare possa continuare ad essere la scusa. Quel che cerco di dire è che questa situazione non è una novità, ed in fondo al nostro cuore sappiamo tutti che è vero, ma ce lo siamo dimenticato essendo troppo impegnati a fare qualcos’altro per pensarci e rendersene conto.
Galleggiare in una vasca di deprivazione sensoriale mi ha aiutato tanto sia fisicamente nel “Fare Nulla” [galleggiare, lasciandosi andare] che mentalmente nella pratica di “Essere Nulla” [scaricando la mente occupata]. In questo nostro stato di perenne “cronica occupazione a dover fare qualcosa”, anche quando non facciamo alcunché, la nostra mente può comportarsi in modi inaspettati come un ingranaggio fuori controllo, caldo e sul punto di autodistruggersi.
"C'è un modo per far fronte a questa cronica occupazione a fare sempre qualcosa: “il Nulla”…
Durante la mia prima sessione di galleggiamento fluttuavo nello spazio a metà tra l’essere cavalcato dall’ansia ed il coma visivo indotto. Per i primi 40 minuti ho avuto la mia mente conscia (l’emisfero sinistro) “la scimmia”, che mi tartassava: "Non dovresti essere qui! Questo è uno stupido spreco di tempo. Ecco un elenco di cose che devi fare. Ecco un finto elenco di conversazioni si dovresti avere in futuro. Ecco qui alcune conversazioni che hai fatto in passato e che è necessario tu analizzi. E che dire del tuo futuro!? Quali sono i tuoi progetti ?? Con il tuo imminente e sconosciuto futuro che ti aspetta non hai certo il tempo per stare qui. Esci subito fuori dal Pod (vasca)! E se qualcuno ha bisogno di te, qualcuno muore e tu te ne stai in una piscina di acqua salata in modo così irresponsabile?? Idiota, scatta subito fuori dal Pod e svegliati! "
Invece di uscire però, sono caduto in uno stato meditativo così profondo che il mio muscolo del polpaccio sinistro si è sbloccato da solo dal crampo che lo mordeva. Tutti i pensieri che mi turbinavano in mente sono svaniti senza sforzo nello spazio, nel nulla, dove mi trovavo a fluttuare. La mia spina dorsale si allungava, il mio respiro si faceva sempre più profondo, liberando così tanto spazio all’interno del mio torace che sentivo il battito del mio cuore come risuonare in una gran cassa.
Non stavo facendo NIENTE! Stavo solo ESISTENDO. Questa esperienza era nuova, strana e bizzarra e sempre più responsabile di avermi aperto la strada verso un nuovo modo di essere, di esistere.
L'altra mia nuova ragione preferita di utilizzare il galleggiamento per curarmi la sindrome da “occupazione cronica” era il SILENZIO: rallentare per ascoltare/si veramente. Da allora ho imparato che il silenzio è sempre meglio che dire inutili stronzate!
“Fanc… o l’avere sempre da fare!!! Se c’è un appuntamento, un impegno ed una priorità, a cui devo dare corso, quella è “NFN” (Non Fare Nulla), e la voglio rendere una regolare abitudine”.
Prendere il tempo di non fare nulla non significa aver fallito! È ancora possibile condurre una vita appagante, produttiva e soddisfacente senza dover essere cronicamente dipendente dall’aver sempre da fare qualcosa.
Regalati con un pò di “NIENTE” questa settimana e ti sorprenderai di vedere che TI PIACE. E che, con la pratica, può diventare un fedele alleato nel combattere la dipendenza cronica dall’essere occupato.
La prossima volta che qualcuno mi chiederà come sto e come sta andando la mia vita, gli risponderò molto onestamente che sono “APPAGATO” perché rispondere di essere così perennemente occupato non mi si addice più. Essendo un gran lavoratore posso dirvi che è uno stato fantastico in cui potersi ritrovare;
Adesso posso sicuramente confermare che essere cronicamente occupati è una malattia della quale possiamo liberarci con un “NIENTE”…