Oggi voglio parlarvi di una pratica che, a prima vista, potrebbe sembrare lontana dai contesti accademici e dalle rigorose analisi psicologiche: il floating. Tuttavia, se osservata attraverso una lente spirituale e filosofica, questa pratica ci offre una straordinaria opportunità per esplorare il nostro rapporto con la realtà e con noi stessi.
Il floating è un’esperienza che ci permette di immergerci in un’esistenza priva dei filtri sensoriali attraverso cui siamo abituati a percepire il mondo. In una vasca di deprivazione sensoriale, galleggiamo sospesi in acqua a temperatura corporea, isolati da stimoli visivi, uditivi e tattili. Questo stato elimina, temporaneamente, il filtro dei sensi attraverso cui percepiamo la realtà quotidiana, e su cui abbiano costruito i nostri modelli comportamentali, le credenze, gli archetipi, ma soprattutto ci connette a qualcosa di più grande: una dimensione più profonda e universale.
Per comprendere il significato di questa esperienza, mi piacerebbe partire da una frase che lo storico e fiolosofo greco Plutarco attribuisce a Gneo Pompeo Magno uno dei più grandi generali e politici della tarda Repubblica Romana, vissuto nel primo secolo AC…