consapevolezza

Volitare necesse est, vivere non necesse est...

Volitare necesse est, vivere non necesse est...

Oggi voglio parlarvi di una pratica che, a prima vista, potrebbe sembrare lontana dai contesti accademici e dalle rigorose analisi psicologiche: il floating. Tuttavia, se osservata attraverso una lente spirituale e filosofica, questa pratica ci offre una straordinaria opportunità per esplorare il nostro rapporto con la realtà e con noi stessi.

Il floating è un’esperienza che ci permette di immergerci in un’esistenza priva dei filtri sensoriali attraverso cui siamo abituati a percepire il mondo. In una vasca di deprivazione sensoriale, galleggiamo sospesi in acqua a temperatura corporea, isolati da stimoli visivi, uditivi e tattili. Questo stato elimina, temporaneamente, il filtro dei sensi attraverso cui percepiamo la realtà quotidiana, e su cui abbiano costruito i nostri modelli comportamentali, le credenze, gli archetipi, ma soprattutto ci connette a qualcosa di più grande: una dimensione più profonda e universale.

Per comprendere il significato di questa esperienza, mi piacerebbe partire da una frase che lo storico e fiolosofo greco Plutarco attribuisce a Gneo Pompeo Magno uno dei più grandi generali e politici della tarda Repubblica Romana, vissuto nel primo secolo AC…

L'orizzonte degli eventi

L'orizzonte degli eventi

Penso che molte persone si possano sentire a disagio durante una sessione di floating: è un ambiente inusuale, e sei spogliato di quasi tutti i tuoi abituali comfort: lo smartphone, un'altra persona con cui parlare, tutte le distrazioni ambientali compreso il rumore di sottofondo (a meno che tu non scelga di mantenere la musica per tutta la durata della sessione) - entri nel niente, e praticamente rimani veramente e assolutamente solo con te stesso e i tuoi pensieri.

Una condizione che a livello psicologico per molti può essere non proprio confortevole specialmente se si passa la maggior parte del tempo distraendosi da ciò che sta realmente accadendo nella propria testa. Che lo si faccia consapevolmente, per dissonanza cognitiva, o perché si è immersi in questo immenso limbo ipnotico che ci controlla, in buona sostanza siamo sempre più distaccati da noi stessi ed un numero sempre minore di persone cercano di riconnettersi col proprio io profondo il “deep self” come lo chiama John C. Lilly.