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Tecniche di Visualizzazione, Imagery e Floating per la Prestazione Ottimale

Scritto da: Dott. Matthew Starwood

Durante il mio lavoro presso l'Southern California University of Health Sciences (SCU) mi sono occupato della preparazione di atleti professionisti in vista delle competizioni olimpiche. Le prestazioni atletiche si stanno spingendo verso limiti impensabili soltanto 15-20 anni fa. Niente è lasciato al caso, la cura maniacale per i dettagli si è spostata dall'allenamento fisico all'allenamento mentale. 

Le tecniche di visualizzazione e l'ambiente in cui vengono praticate sono cruciali per ottenere il "quantum leap" necessario per eccellere e superare i propri limiti personali e stabilire nuovi records. In questo articolo cerco di riassumervi i principi generali che sono alla base delle tecniche di Visualizzazione e Imagery utilizzati all'interno delle vasche di deprivazione sensoriale, i Floating POD per intenderci in cui si fa Galleggiamento e perché l'efficacia di tali tecniche praticate in ambienti privi di stimolazioni ha fornito a Karl Lewis, Ali Raismann, Wayne Roneey, Jonny Wilkinson, Andy Murray, Jessica Innes-Hill il plus che gli ha permesso di eccellere nelle loro specialità. 

Ho iniziato a visualizzare nel 1978. La mia visualizzazione è stata perfezionata sempre di più col passare degli anni. Questo è ciò che veramente mi ha dato il record del mondo e le medaglie olimpiche. Mi vedo nuotare in gara prima della gara reale ..... Circa 15 minuti prima della gara ho sempre visualizzato la gara nella mia mente e "vedo" come andrà. Vedo dove sono tutti gli altri, e poi mi concentro su di me. Non mi preoccupa nessun altro. Penso alla mia propria gara e a nient’altro .... Stai realmente nuotando la gara. Nella mia mente ... mi sento in acqua.” (Nuotatore Olimpico) (1)

Liggett e Hamada, fanno una distinzione tra imagery mentale ed imagery cinestesica. 

L'Imagery Mentale consiste nel vedersi da soli eseguire la prestazione, nel caso degli atleti, come se si stesse guardando un film o un video della loro stessa prestazione. Nell'Imagery Cinestesica, l'immaginazione diventa più intensa o più profonda, l'atleta sente realmente il movimento nei muscoli e sperimenta le emozioni della performance; rispetto a quella mentale, l'imagery cinestesica è più efficace a causa degli impulsi, confrontabili a quelli dell'evento reale, che vanno ai muscoli.

Frester chiama Allenamento ideomotorio (Ai) "tutte quelle forme di esercitazione nelle quali si ha un'auto-rappresentazione mentale, sistematicamente ripetuta, e cosciente dell'azione motoria che deve essere appresa, perfezionata, stabilizzata o precisata, senza che si abbia un'esecuzione reale”. L’obiettivo è quello di minimizzare le interferenze che rendono l’azione motoria sporca, imperfetta in modo da massimizzare le potenzialità che nella rappresentazione mentale sono la perfezione nell’esecuzione dell’azione:

Prestazione = Potenzialità - Interferenze

Il funzionamento dell'Ai si basa sul fenomeno ideomotorio, noto anche come effetto Carpenter. Già nel 1873 il fisiologo inglese William Carpenter (1813-1885) dimostrò che la semplice percezione o rappresentazione mentale di atti motori può condurre a reazioni muscolari, immaginare un movimento determina una stimolazione, seppure molto lieve, dei muscoli interessati dall'attività immaginativa Questo fenomeno è stato chiamato ‘effetto Carpenter’ o ‘legge ideomotoria’.

Il risultato sarebbe un rinforzo, un consolidamento della traccia mnestica nella memoria del movimento o memoria muscolare, il che faciliterebbe la successiva esecuzione concreta. 

Aly Raismann, RIO 2016

Si deve fare in modo che l’atleta immagini l’intera prestazione dall’inizio alla fine facendo attenzione a farle sentire l’intero corpo, le sensazioni muscolari mentre fa questo, muovendosi all’interno dell’esperienza il più vividamente possibile e se c’è qualche distrazione suggerirgli che la può mettere in un contenitore e riprenderla in un secondo momento.

Durante la visualizzazione l'atleta dovrebbe non solo guardare se stesso mentre esegue l'esercizio, ma dovrebbe immaginare di “sentire il proprio corpo” (5 sensi) quanto più possibile; più è vivida l'imagery, più la prestazione aumenta. Per avere un'imagery efficace nello sport, l'immagine deve essere colorata, realistica, e coinvolgere le emozioni appropriate; l’imagery (sia visiva, che uditiva, che motoria) attiva molte aree corticali simili a quelle attivate quando percepiamo realmente un oggetto, una figura, un suono o eseguiamo un movimento.

La raffinatissima tecnica di visualizzazione che questi atleti hanno sviluppato coinvolge una “visione dall’interno” come se l’atleta stesse praticando l’abilità specifica ed il “sentirsi nell’azione” mentre la esegue.

In pratica gli atleti “visualizzano” per a) prepararsi ad ottenere quello che vogliono dall’allenamento, b) per migliorare le proprie abilità durante le sessioni di allenamento, c) per correggere la loro tecnica, d) per immaginare loro stessi vincere la competizione, e) per vedere loro stessi raggiungere il loro massimo risultato personale.

Appare tuttavia molto chiaro che tale tecnica non è innata in ogni atleta, ma necessitata di pratica giornaliera ricorrente per poter ottenere quei risultati che apportano il plus necessario a raggiungere obiettivi Olimpici e record personali.

Le principali difficoltà riportate dagli atleti nell’utilizzo delle tecniche di visualizzazione sono le interferenze ambientali e mentali. Essenzialmente distrazioni che un numero sempre maggiore di loro risolvono praticando le tecniche di visualizzazione all’interno delle vasche di deprivazione sensoriale o Floating POD. Tali vasche rappresentano un ambiente ideale in quanto privo di stimolazioni a tutto vantaggio dell'efficacia delle tecniche di imagery cinestetica

David Boudia, RIO 2016

“Ho ripetuto i miei tuffi mentalmente nella mia testa. La sera, prima di andare a dormire ho sempre ripetuto i miei tuffi. 10 Tuffi. Ho iniziato con un tuffo frontale, il primo della serie che dovevo fare a Rio, ed ho immaginato tutto come se fossi effettivamente li. Ho visto me stesso sul trampolino con lo stesso costume da bagno. Tutto era lo stesso. Ho visto me stesso nella piscina dei tuffi a Rio mentre mi tuffavo. Se il tuffo era sbagliato, Andavo indietro e lo ripetevo ancora ed ancora mentalmente. Mi ci vuole una buona ora prima di completare la visualizzazione di tutti i miei tuffi, ma per me funziona meglio che una sessione di allenamento fisico. Mi sento come se fossi davvero sul trampolino. A volte mi prendo tutto il weekend e pratico la visualizzazione 5 volte al giorno come se davvero fossi la.”  Oppure vado al nostro centro floating e con una sessione di 2 ore riesco a mantenermi il weekend libero per la famiglia.” (Tuffatore Olimpico) 

(1)Terry Orlick, John Partington, Mental Links to Excellence, The Sport Psychologist, 1988, 2, 105-130.

(2)  La gazzetta dello sport, 20.07.2012, pag. 29.

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